Settore: GIOVANI U.O.E.I.

Sopralluogo del campo estivo - 26/27 giugno 2004 Parco del Gigante, 19 Giugno 2004
Testo  Nicolò Giubilato - Foto Roberto Baldi

Ero contentissimo di poter vedere in "esclusiva" il percorso del campo mobile che si svolgerà dal 16 al 22 agosto del 2004.
Mi spiego meglio: ogni anno i capi vanno a vedere il percorso che noi G.E. faremo durante il campo estivo, lo vanno a vedere per decidere se è fattibile o se è pericoloso; ma quest'anno ai capi è venuta in mente una cosa: hanno pensato di portare a questa "supervisione" quattro G.E.  (cioè: io, Veronica, Timothy e Eugenio) che guideranno tutto il gruppo durante il campo mobile!
Iniziamo la descrizione di questi due giorni che, lo ammetto, sono stati massacranti ma che mi hanno regalato dei momenti splendidi che mi rimarranno impressi spero per più tempo possibile.
Ci siamo ritrovati alla nostra sede alle sei di mattina ma, fra una cosa e l'altra, siamo partiti intorno alle sei e mezzo.
Dopo due ore abbondanti di curve e salite fatte con la macchina, si arriva a destinazione, intorno alle 8 e mezzo si parte per tre sentieri diversi. Mi spiego meglio: come vi ho già detto, noi, in due giorni, bisognava percorrere il percorso che ad agosto si compierà in quattro giorni; allora abbiamo deciso di dividerci in tre gruppi: il primo (composto da: Nino, Cri, Lorè B. e Fabri) partiva da un posto diverso dal nostro e, in poco meno di una mattinata, raggiungeva il posto dove noi avevamo lasciato le macchine, le prendevano e andavano a pranzare al nostro rifugio del Passo delle Radici. Il secondo gruppo (composto da: Angiolino, Lorè m., Paolo e Roberto) partiva dal nostro stesso posto e pranzava con noi ma arrivava al posto pranzo (le Porrate) facendo un sentiero di cresta. Noi, il terzo gruppo (composto da: io, Eugenio, Veronica, Massimo, Vale, Timothy, Ilaria e Giulia), bisognava percorrere il sentiero ai piedi del monte, che il secondo gruppo ne faceva la cresta, e ricongiungerci con Angiolino e gli altri alle Porrate.
Alle otto e mezzo si parte: il secondo  gruppo inizia a percorrere lo 00 (il sentiero che percorre tutta l'Italia), ma noi, invece, si inizia a camminare sul 639.
Tra fonti, bivi, boschi e abetaie, verso mezzogiorno e mezzo si arriva alle Porrate, via, lo deve ammettere: abbiamo sbagliato strada un paio di volte, facendo salite quasi verticali in più, ma nonostante tutto siamo arrivati a destinazione quasi puntali.
Il sentiero che fino ad ora avevamo percorso era stato più che faticoso, infatti la fatica la sentivo ma, siccome la montagna mi piace moltissimo, non ci pensavo più di tanto e la fatica era ricompensata grazie alle viste spettacolari, alla voglia di arrivare in fondo e, più che altro, dal calore che ha il nostro gruppo.
Le Porrate erano invase da tafani, zanzare, mosche e qualunque altro insetto volante, allora noi, che non  volevamo di certo subire la pena degli ignavi danteschi, decidemmo di arrivare all'inizio di un boschetto dove gli insetti sarebbero diminuiti. Allora, intorno all'una e un quarto, avendo percorso il sentiero 00, si arriva alla Forcella dove si pranza e dove, finalmente, ci si riposa un po'.
Devo essere sincero: questo supplemento di poco meno di un'ora mi ha quasi ammazzato: perché, poco prima, avevo fatto (o meglio avevamo: eravamo io, Massimo e Timothy) una mattata: invece di compiere il sentiero pressoché pianeggiante per arrivare alle Porrate, noi, da pazzi quasi totali abbiamo deciso di tagliare su per il monte e arrivare in vetta senza seguire il sentiero ma percorrendo una salita pesantissima che però, lo devo dire, mi è divertito fare.
Poco prima delle tre si arriva al rifugio Bargetana, dove, forse, ci si dormirà al Campo estivo; al Bargetana si riempiono le borracce e si va incontro ad una cosa che penso sia stata poco benevola sia a me stesso ma più che altro è stata sicuramente massacrante per i miei piedi: ora, dal Bargetana al posto dove era previsto il pernottamento, bisognava percorre quasi due ore di strada sterrata; chi va in montagna mi capisce, ma ora mi spiego per le persone che non conoscono bene l'alta quota: camminare per due ore lungo sentieri non è faticoso anzi, ti diverti a guardare il panorama, a vedere le varietà di piante e, se hai fortuna, a sorprendere qualche animale. Ma durante la strada sterrata tutto questo non può avvenire: mentre si cammina in una di queste strade, la flora è sempre uguale, i panorami non ci sono e gli animali preferiscono stare lontani dai luoghi trafficati (anche se non regolarmente) da macchine. L'unica cosa veramente bella di questo percorso sulla strada, è che abbiamo trovato una discesina di neve e noi, da veri amanti del divertimento ne abbiamo approfittato: ci siamo messi dei sacchi neri come pantaloncini e ci siamo divertiti a scendere dalla discesa scivolando sul sedere. Il brutto è che alla fine della discesina di neve c'era la strada sterrata e qualcuno (Timothy e non solo) ha finito per sbucciarsi un gomito perché aveva preso troppa velocità e non  è riuscito a fermarsi in tempo. Va bé, anche questa si chiama avventura!!!
Finalmente alle cinque e venti si arriva all'Abetina dove ci si lava un po' e dove ci si sistema per la notte. Verso le sei e  mezzo arriva il primo gruppo che ci racconta il loro percorso. La sera si mangia (non potete capire come eravamo contenti di non mangiare panini ma di poter gustare buonissime pietanze come il riso con i funghi o come l'arrosto) e si chiacchiera un po' aspettando l'ora per andare a letto; strano ma vero, quella sera, si è parlato di filosofia e, con l'aiuto di Nino, mi sono divertito "ad andare ai confini della mia mente"..
La notte è stata abbastanza bella, io personalmente ho anche sognato, forse perché non avevo i tre musicisti (Angelo, Roberto e Massimo che, in ogni luogo, ad ogni ora e, più che altro, con qualunque compagnia, russano fortissimo) comunque io ho dormito bene; la fatica del giorno ha trovato un meritevole riposo.
La mattina si percorre il sentiero che il primo gruppo aveva percorso per raggiungere noi all'Abetina, questo sentiero era veramente bello: si vedevano tutte le Alpi Apuane dal dietro, è bellissimo per una persona che è abituata a vederle dalla costa vederle tutto di un tratto dall'Appennino che  sta alle spalle. Subito dopo io, i due Lorenzi, Eugenio, Fabrizio e Paolo si è percorso l'ultimo tratto di sentiero ad un passo più che veloce che toccava la corsa nei momenti di discesa! E' stato massacrante ma divertente.. Se dio vuole verso le undici ed un quarto della mattina del 27 si arriva al Passo delle Radici dove si mangia e si beve grazie alla festa di sezione che c'era quella domenica.
Si mangiano (senza farci pregare) le salsicce ed i wurstel alla brace e si inaugurano le nuove panche e i nuovi tavoli del nostro rifugio.
Nel primo pomeriggio si va a visitare la colonia dove gli scoiattoli passeranno la settimana del campo estivo; è una colonia bella, grande e con ampi spazi per giocare. L'asso nella manica è sicuramente il grandissimo bosco dove poter stare al freschetto chiacchierando!!!
Alle otto e mezzo ero già a casa mia. A valle, con il caldo, con il telefono che squilla, con i rumori delle macchine. Mentre mi facevo una doccia rimpiangevo veramente quel posto in montagna lontano dalle città dove sei al fresco, dove c'è un silenzio che sembra quasi finto e dove, al posto del suono stridulo del telefono c'è il bello e soave canto degli uccellini!!!
Nicolò Giubilato
Falchetto Entusiasta

 

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